La digitalizzazione rappresenta ormai una sorta di mantra onnipresente nel mondo degli affari, eppure per molte micro, piccole e medie imprese (MPMI) italiane rimane un concetto astratto e che suscita timore.
"A cosa mi serve?", "È troppo costoso", "Non ho le competenze", sono solo alcune delle frasi che sovente risuonano in molte aziende.
Non si tratta di una semplice riluttanza, ma di una vera e propria resistenza, alimentata da timori concreti e dalla mancanza di chiarezza su cosa significhi realmente abbracciare il digitale.
Questo articolo non si propone certamente come panacea a tutti i problemi, ma cercherà di fare un’utile analisi delle paure più comuni, e di offrire delle soluzioni concrete (e alla portata di tutti) per superarle.
La digitalizzazione rappresenta ormai una sorta di mantra onnipresente nel mondo degli affari, eppure per molte micro, piccole e medie imprese (MPMI) italiane rimane un concetto astratto e che suscita timore.
"A cosa mi serve?", "È troppo costoso", "Non ho le competenze", sono solo alcune delle frasi che sovente risuonano in molte aziende.
Non si tratta di una semplice riluttanza, ma di una vera e propria resistenza, alimentata da timori concreti e dalla mancanza di chiarezza su cosa significhi realmente abbracciare il digitale.
Questo articolo non si propone certamente come panacea a tutti i problemi, ma cercherà di fare un’utile analisi delle paure più comuni, e di offrire delle soluzioni concrete (e alla portata di tutti) per superarle.
Secondo l'Istat, una percentuale significativa di piccole e medie imprese italiane mostra un ritardo nell'adozione di attività digitali, pur con un livello di base in crescita.
Nel 2024, ad esempio, solo il 14,7% delle PMI ha effettuato vendite online per almeno l'1% del fatturato totale.
Questo dato, pur in crescita rispetto agli anni precedenti, evidenzia una forte resistenza alla digitalizzazione anche per un settore cruciale come quello del commercio.
Un'altra ricerca eseguita nel 2025 mostra che del totale di imprese italiane digitalizzate, solo il 22,5% ha adottato un livello "elevato" di digitalizzazione, mentre un numero ancora maggiore si ferma a un livello "base" o quasi nullo: questo indica che, pur non essendo completamente estranee al mondo digitale (ad esempio usano regolarmente la posta elettronica), molte di esse non hanno ancora integrato i processi di vendita o transazione in modo significativo.
Il timore principale è quello di perdere il controllo.
Dopo anni di processi consolidati e funzionanti, l'idea di affidarsi a strumenti digitali sconosciuti può far sentire vulnerabili.
Le preoccupazioni più frequenti sono:
In questi casi, i passi da fare per superare le proprie resistenze sono semplici:
Per molti, un altro forte ostacolo è rappresentato dalla variabile costo.
Si pensa che la digitalizzazione implichi necessariamente l'acquisto di software costosi e l'assunzione di esperti IT.
Inoltre, la mancanza di tempo per apprendere nuove competenze e implementare nuovi processi è sentita come un problema reale.
Come accennato, la paura di perdere dati o di subire un attacco informatico è uno dei principali freni.
L'idea di affidare informazioni sensibili, come dati dei clienti o fatture, a un sistema digitale può essere un forte deterrente.
La digitalizzazione non è un lusso, ma una necessità che consente (e sempre più consentirà) di rimanere competitivi.
Non deve essere vissuta come un salto nel vuoto, ma come un percorso graduale e accessibile.
Partendo dai problemi più sentiti e affrontandoli con soluzioni semplici e a basso costo, le MPMI possono superare la loro "resistenza" e scoprire che il digitale non è un nemico, ma un alleato prezioso per la crescita e l'innovazione.
